06 agosto, 2010

Anche in vacanza si riflette..

Appena tornato dalle vacanze in uno dei paesi Islamici più moderati e "vicini" alla concezione di vita occidentale.
Ebbene si sono stato una settimana a Sharm el Sheikh in Egitto, potremmo quasi definirla la Rimini del Mar Rosso in quanto a quantità di gente, divertimento.
Nonostante l'arrivo in un aereoporto molto curato, i primi villaggi a 5 stelle con nomi altisonanti, e veramente molto, molto belli, non sono mancati motivi di riflessione sulla condizione di una parte di popolazione che sembrava quasi non esistesse: le donne.
Infatti a partire proprio dallo sbarco in Egitto, le uniche donne che si vedevano erano turiste.
In albergo, lo staff era completamente maschile; anche nei negozi non erano presenti donne o bambine.
Le uniche donne "visibili" erano mogli di egiziani (loro si liberamente vestiti "all'occidentale") coperte con abiti lunghi e larghi, e con veli che coprivano nuche e capelli, lasciando libero solamente il viso; in spiaggia era la stessa storia: uomo egiziano che indossava un normale costume e donna invece indossante o i soliti veli lungo tutto il corpo, oppure un costume intero che partiva dalle vaviglie e copriva fino al collo.
Ma queste rappresetavano la migliore condizione delle donna in Egitto.
Infatti tranne qualche rarissimo caso di ragazze vestite senza veli coprenti, probabilmente provenienti dal Cairo e molto progressiste (anche di famiglia),le altre donne egiziane erano completamente coperte, esclusi solo gli occhi(a volte coperti pure quelli).
Era frustrante passeggiare la sera lungo le vie delle zone più turistiche e vedere queste donne coperte, rannicchiate a terra, a vendere qualche braccialettino insieme ai vari figli piccoli.
Una sensazione da una parte di diversità e di lontananza culturale nei confronti di queste donne, che io penso essere molto spesso obbligate dal marito o dal padre (o dalla stessa società) a coprirsi in questo modo alienante: vedere tre, quattro o mille di queste donne non fa differenza, perchè sono veramente tutte uguali e tutte indistinguibili.
D'altra parte provo comunque incomprensione per come queste donne non abbiano la possibilità nel terzo millennio di essere libere almeno in parte riguardo a come vestirsi.
Camminare per strada e provare a pensare cosa possano pensare queste donne di me mi incuriosisce.
Mi piacerebbe(anche se non saprei proprio in che modo dal momento che ci sono forti limiti di lingua e non solo..)provare a parlare con una di queste donne, e chiederle come si sente indossando un vestito che ne annulla, almeno in pubblico, la propria singolarità e personalità. Mi piacerebbe anche sapere qual'è il motivo che la obbliga a coprirsi, e , se come penso sia dovuto a questioni "culturali", se non sente il bisogno o provi desiderio a superare questi vincoli.
So che si tratta di un discorso affrontato molte volte, anche da persone molto più informate ed esperte in materia di me, ma vedere dal vivo e trovarsi come spettatore a questa situazione colpisce molto di più che non sentire discorsi a tavolino fatti per esempio in televisione.
La mancanza di esprimere la propria femminilità penso sia un aspetto molto limitativo per una donna.
Di tutti i continenti.

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