Dopo molto tempo mi trovo a scrivere su questo mio diario personale che è un po' il termometro del mio stato d'animo, e come tale si misura solo in alcune occasioni (questo spiega come mai scriva così pochi post all'anno).
Mi trovo in un periodo diverso dalla mia vita, forse, anzi sicuramente, il primo periodo in cui mi rendo conto quanto sia importante stare bene con se stessi (questo non implica che lo sia completamente ).
Mi trovo in Francia da ormai quattro mesi, anche se in realtà sono tornato due volte in Italia e sono stato a Barcellona per un week end lungo in ottobre, e ho tutto il tempo (che in realtà scopro a posteriori non essere mai sufficiente) per dedicarmi ai miei interessi (escludo il calcio perchè non giocandolo nel vero senso della parola, sono in forte astinenza).
E così oltre alle esperienze che rimarranno indelebili nei miei ricordi, ieri, tornando da Parigi, ho avuto la sensazione di sentirmi veramente un cittadino europeo. E' stato un attimo, indescrivibile, composto forse da considerazioni brevi quanto sommarie relative al tipo di viaggio che stavo facendo, ai miei compagni e nel luogo e periodo nel quale stavo viaggiando.
Dopo una settimana corta passata a Parigi per l'ultimo dell'anno ospitati a casa di amici, nella quale sono riuscito insieme a rivedere Notre-Dame, la tour Eiffel, la Senna e gli Champs Elysées grazie ad un'ottima guida e compagna, ho deciso nonostante un po' di incertezza e mistero ( gigante... ) di fare ritorno nella Capital du Vin in covoiturage, che altro non è che la condivisione di una macchina e delle spese di viaggio con altre persone, una delle quali mette a disposizione il proprio mezzo.
Partiamo da Parigi, io e 4 francesi, due parigini, un bordelais e un non ben identificato.
Il viaggio attraverso il cuore della Francia (in realtà il cuore pulsante è in tutto e per tutto Paris) è stato un viaggio sommerso nei pensieri riguardo al mio futuro (prossimo soprattutto) e nei pensieri dei soldati raccontati da Paolo Giordano ne "Il corpo umano". Le pause per sgranchirci un po' le gambe, nonostante la macchina fosse molto comoda e con sedili posteriori spaziosi, tanto che riuscivo a distendere completamente le gambe, sembravano non finire mai.
Alla fine del libro, uno dei pochi che ho letto negli ultimi anni ( mannaggia a me ), guardando il paesaggio fuori dal finestrino ho lasciato alla mia testa libertà d'azione riguardo ai miei pensieri. Ed è come se avessi ripercorso i miei anni evidenziando quegli avvenimenti che ci hanno segnato, ci hanno fatto gioire, sentire liberi e forti, o ci hanno fatto preoccupare, messo ansia e sembravano insuperabili.
E quando ho deciso di ritornare padrone dei miei pensieri, di smettere di lasciarmi cullare, ho provato a immaginarmi come sarà la mia vita; o meglio le mie vite, perchè quando uno sogna si accorge sempre che qualcosa che ha pensato o scritto potrebbe essere migliore, ragiona sul fatto che qualcosa potrebbe essere cambiato per dar maggiore spazio ai sentimenti, o invece ai valori, a se stesso o invece agli altri.
Il tutto è stato concesso dal fatto che nel sedile posteriore i due miei co-viaggianti si erano addormentati e che evidentemente, il guidatore e il primo passeggero avevano finito di raccontarsi le loro storie o finito di scambiarsi le loro opinioni riguardo non so cosa.
E' stato un percorso che non si è limitato alla scoperta del paesaggio, per me nuovo, che stavamo attraversando, ma che sicuramente mi rimarrà impresso per quanto, sinceramente dopo molto tempo, ho potuto pensare, in maniera disinteressata e libera, a me stesso e al mio Grande Viaggio..
Mi trovo in un periodo diverso dalla mia vita, forse, anzi sicuramente, il primo periodo in cui mi rendo conto quanto sia importante stare bene con se stessi (questo non implica che lo sia completamente ).
Mi trovo in Francia da ormai quattro mesi, anche se in realtà sono tornato due volte in Italia e sono stato a Barcellona per un week end lungo in ottobre, e ho tutto il tempo (che in realtà scopro a posteriori non essere mai sufficiente) per dedicarmi ai miei interessi (escludo il calcio perchè non giocandolo nel vero senso della parola, sono in forte astinenza).
E così oltre alle esperienze che rimarranno indelebili nei miei ricordi, ieri, tornando da Parigi, ho avuto la sensazione di sentirmi veramente un cittadino europeo. E' stato un attimo, indescrivibile, composto forse da considerazioni brevi quanto sommarie relative al tipo di viaggio che stavo facendo, ai miei compagni e nel luogo e periodo nel quale stavo viaggiando.
Dopo una settimana corta passata a Parigi per l'ultimo dell'anno ospitati a casa di amici, nella quale sono riuscito insieme a rivedere Notre-Dame, la tour Eiffel, la Senna e gli Champs Elysées grazie ad un'ottima guida e compagna, ho deciso nonostante un po' di incertezza e mistero ( gigante... ) di fare ritorno nella Capital du Vin in covoiturage, che altro non è che la condivisione di una macchina e delle spese di viaggio con altre persone, una delle quali mette a disposizione il proprio mezzo.
Partiamo da Parigi, io e 4 francesi, due parigini, un bordelais e un non ben identificato.
Il viaggio attraverso il cuore della Francia (in realtà il cuore pulsante è in tutto e per tutto Paris) è stato un viaggio sommerso nei pensieri riguardo al mio futuro (prossimo soprattutto) e nei pensieri dei soldati raccontati da Paolo Giordano ne "Il corpo umano". Le pause per sgranchirci un po' le gambe, nonostante la macchina fosse molto comoda e con sedili posteriori spaziosi, tanto che riuscivo a distendere completamente le gambe, sembravano non finire mai.
Alla fine del libro, uno dei pochi che ho letto negli ultimi anni ( mannaggia a me ), guardando il paesaggio fuori dal finestrino ho lasciato alla mia testa libertà d'azione riguardo ai miei pensieri. Ed è come se avessi ripercorso i miei anni evidenziando quegli avvenimenti che ci hanno segnato, ci hanno fatto gioire, sentire liberi e forti, o ci hanno fatto preoccupare, messo ansia e sembravano insuperabili.
E quando ho deciso di ritornare padrone dei miei pensieri, di smettere di lasciarmi cullare, ho provato a immaginarmi come sarà la mia vita; o meglio le mie vite, perchè quando uno sogna si accorge sempre che qualcosa che ha pensato o scritto potrebbe essere migliore, ragiona sul fatto che qualcosa potrebbe essere cambiato per dar maggiore spazio ai sentimenti, o invece ai valori, a se stesso o invece agli altri.
Il tutto è stato concesso dal fatto che nel sedile posteriore i due miei co-viaggianti si erano addormentati e che evidentemente, il guidatore e il primo passeggero avevano finito di raccontarsi le loro storie o finito di scambiarsi le loro opinioni riguardo non so cosa.
E' stato un percorso che non si è limitato alla scoperta del paesaggio, per me nuovo, che stavamo attraversando, ma che sicuramente mi rimarrà impresso per quanto, sinceramente dopo molto tempo, ho potuto pensare, in maniera disinteressata e libera, a me stesso e al mio Grande Viaggio..